Lavoro

Legge 104 esonero dei turni pomeridiani: come funziona

Tabella dei Contenuti

Quando in famiglia c’è una disabilità grave, gestire il lavoro non è mai semplice.

La flessibilità garantita dalla Legge 104 non coincide con la libertà di scegliere il turno per il quale si può essere esonerati.  In particolare, l’esonero dei turni pomeridiani è una questione che continua a generare dubbi, richieste e, talvolta, anche amare delusioni.

Per questa ragione, occorre chiarire che cosa prevede la normativa vigente e quali spazi di manovra rimangono aperti alla contrattazione con l’azienda.

Legge 104 esonero dei turni pomeridiani: cosa dice la normativa e dove si ferma

Il testo di riferimento è l’articolo 53 del decreto legislativo 151 del 2001, che rimanda ai principi della legge 903 del 1977 sul lavoro notturno. Il legislatore ha stabilito che chi assiste un familiare riconosciuto in stato di handicap grave, oppure è egli stesso portatore di tale condizione, non può essere obbligato a prestare servizio tra mezzanotte e le sei del mattino.

Le altre tutele trattate riguardano la sede e i permessi:

  • Il dipendente ha diritto a svolgere l’attività in un luogo il più possibile vicino al domicilio dell’assistito;
  • Non può essere trasferito in un’altra città senza il proprio consenso;
  • Può contare su tre giorni di permesso mensile retribuito oppure su due ore di riposo per ogni giornata di lavoro, che si riducono a una in caso di contratto part-time.

Per quanto concerne la suddivisione in fasce orarie diurne, non vi sono normative vigenti. Infatti, nessun articolo conferisce al lavoratore il diritto soggettivo di limitarsi esclusivamente al turno della mattina, né di contro autorizza il datore di lavoro a ignorare le sue necessità. Ci si muove in un territorio di confine, fatto di sentenze, circolari, buona fede contrattuale e, soprattutto, dialogo fra le parti.

Legge 104 esonero dei turni pomeridiani: quando il diritto c’è e cosa bisogna fare

La Corte di Cassazione ha ribadito che l’esigenza di assistenza assume rilievo preminente rispetto a scelte meramente discrezionali dell’azienda. Questo significa che la richiesta di concentrare le ore al mattino necessita di un esame attento e non può essere respinta con formule di rito. Tuttavia, la stessa Corte sottolinea anche che il datore di lavoro ha il compito di mantenere l’efficienza del servizio: se il reparto o l’ufficio dipendono in modo critico dalla presenza pomeridiana di quel dipendente, la modifica non può essere concessa.

Il passaggio fondamentale diventa quindi la costruzione di una prova. Il lavoratore dovrà documentare la necessità (ad esempio gli orari di fisioterapia del figlio o la chiusura anticipata del centro diurno) ed evidenziare eventuali soluzioni alternative, come la copertura del turno da parte di un collega disponibile a uno scambio o la trasformazione in part-time verticale sulle sole mattinate.

Il datore, allo stesso tempo, dovrà dimostrare che la riorganizzazione provocherebbe un pregiudizio serio all’attività produttiva o al servizio pubblico.

Quando queste due argomentazioni arrivano davanti a un giudice, a prevalere è quasi sempre la posizione più concreta e meglio circostanziata.

Legge 104: come evitare il turno pomeridiano (senza andare dal giudice)

Nel quotidiano, prima di pensare a un contenzioso, esistono vie intermedie capaci di tutelare sia la famiglia che l’impresa. Molti enti pubblici, ad esempio, permettono di programmare con un mese d’anticipo le due ore di riposo previste dalla legge 104, collocandole stabilmente a fine turno.

Diversi contratti privati contemplano la banca ore, utile per accumulare mattinate piene nelle giornate di picco e liberare pomeriggi quando occorre accompagnare il parente a visite o terapie.

Inoltre, l’adozione dello smart working, sostenuta dalle linee guida ministeriali, permette di spostare parte delle mansioni domestiche nella seconda metà della giornata, riducendo gli spostamenti fisici senza interrompere il ciclo produttivo.

Se la necessità è continua e non solo occasionale, la soluzione migliore resta il passaggio al part-time. Dal 2015 chi gode dei benefici della Legge 104 può chiedere di trasformare il contratto a tempo pieno, indicando esplicitamente una preferenza per l’orario di mattina. L’azienda ha facoltà di respingere la proposta, ma soltanto quando dimostri che la riduzione comporterebbe un danno non altrimenti evitabile. In molte realtà questa strada ha permesso di conciliare l’assistenza quotidiana con la permanenza in servizio.

In ogni caso, l’esperienza dimostra che il successo della domanda d’esonero dal pomeriggio dipende in gran parte dalla qualità della documentazione e dalla tempestività.

Si consiglia, dunque, di presentare una relazione scritta, corredata dai certificati di handicap grave, dal calendario delle terapie e da una proposta organizzativa già studiata nel dettaglio. L’elemento principale rimane l’accordo consapevole fra lavoratore e datore: documentato, programmato con anticipo e fondato su esigenze reali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati

Abbinamenti colore beige: ecco 5 consigli utili

Cosa significa sognare un amico morto?

Sognare la pasta: significato, numeri e interpretazione del sogno

Scarificazione dell’asfalto: vediamo insieme cos’è

Menzione accademica: significato e quando viene assegnata

Il Significato del Tatuaggio dell’Aquila: un Volo tra Forza, Libertà e Spiritualità